LA PROPAGANDA

Propaganda e piazza politica a Milano

Soprattutto dal 1917, la guerra si combatte anche attraverso la propaganda. E Milano rappresenta da questo punto di vista un centro nevralgico della “mobilitazione morale” del Paese. Come in occasione delle “radiose giornate” di maggio, il capoluogo lombardo si presenta come il principale palcoscenico politico. La folta presenza in città di tipografie, studi grafici, case editrici offre una vasta eco “mediatica” ai messaggi patriottici.
Cartoline, manifesti, volantini sono i principali e più efficaci strumenti rivolti ai soldati, sia sul fronte interno che su quello nemico, e all’opinione pubblica per sostenere la guerra italiana.


Prodotte inizialmente da privati, ma dal novembre del 1917 anche dalle Armate, le cartoline nel corso della guerra conoscono un enorme successo: a metà del 1917 ogni giorno vi erano in media 2 milioni e 700.000 invii dall’Esercito verso il paese e in larga misura erano cartoline.


Il successo delle cartoline è legato alla loro stessa natura: il poco spazio per la scrittura le rende funzionali a chi non sa scrivere bene. Sono le immagini, i motti, i colori che parlano, così come avviene con i manifesti. Utilizzati in precedenza per pubblicizzare prodotti o spettacoli, con la guerra i manifesti diventano strumenti di comunicazione a sostegno della guerra. Molto diffusi furono quelli, prevalentemente di carattere pittorico, che invitavano a sottoscrivere ai diversi prestiti. Le vie e le piazze di Milano ne sono letteralmente tappezzate e suscitano una massiccia adesione da parte dei milanesi. Nel complesso, il Paese dimostrò di rispondere coralmente alla richiesta di solidarietà, tanto che l’erario attraverso i prestiti poté raccogliere più di quattordici miliardi di lire in moneta dell’epoca.

Dopo Caporetto e la dichiarazione dello stato di guerra, a Milano i toni si fanno sempre più forti. La propaganda si scaglia contro i “barbari” e la loro “kultur”, e nei confronti del nemico interno: si richiedono misure contro la stampa disfattista, si sporgono denunce contro i sospetti filo-tedeschi, si chiede l’allontanamento delle persone sospettate di sentimenti filo-tedeschi; si richiede la requisizione degli appartamenti di proprietà di austriaci e tedeschi a beneficio dei profughi.
La risposta di Milano alla mobilitazione si esprime anche nella grande partecipazione – come si può vedere nelle fotografie esposte in questa sezione – alle diverse manifestazioni che si tengono in città nel 1918; come alle celebrazioni, il 24 marzo 1918, delle cinque giornate del 1848, alle commemorazioni per il terzo anniversario dell’entrata in guerra o all’arrivo delle rappresentanze degli eserciti alleati.

Benché presidiata dal fronte patriottico/interventista e sorvegliata dall’occhiuta vigilanza delle autorità, Milano conosce anche una contropropaganda neutralista e pacifista che, con pochi mezzi, cerca di dar voce alle pressanti richieste che vengono soprattutto dai ceti popolari per la cessazione dello stato di guerra.

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