Nell’autunno del 1917, quando il fronte russo è ormai inattivo, i tedeschi predispongono un’operazione di grande portata che, affiancando gli austriaci, ha l’obiettivo di sferrare l’attacco decisivo all’Italia. Le truppe vengono disposte sulla linea che va dal Monte Rombon a Selo sull’Isonzo, e il piano di attacco prevede lo sfondamento a Plezzo, con direzione Saga e Caporetto, per conquistare il monte Stol e puntare verso l’alto Tagliamento.
In contemporanea, da Tolmino i reparti avrebbero dovuto risalire l’Isonzo fino a Caporetto, percorrendo la valle del Natisone fino a Cividale del Friuli.
Un terzo attacco frontale sarebbe partito invece contro il massiccio dello Iessa per controllare poi la catena del Colovrat, dominare la valle dello Judrio, accerchiando la Bainsizza per arrivare fino al monte Corada. Le operazioni coinvolgevano la 14ª Armata, che il 24 ottobre mise in azione una forza di circa 350.000 uomini.
Sul fronte dell’Isonzo l’Italia schierava a sud la 3ª Armata (comandata dal duca d’Aosta e costituita da quattro corpi d’armata) mentre a nord era disposta la 2ª Armata (comandata dal generale Luigi Capello e costituita da otto corpi d’armata).
Lo sfondamento avvenne sul fianco sinistro della 2ª Armata tra Tolmino e Plezzo, presidiato dalla 19ª Divisione (generale Giovanni Villani), dalla brigata Puglie e dal X Gruppo alpini del XXVII Corpo d’armata di Pietro Badoglio, mentre a nord, da Gabria fino a Plezzo, era disposto il IV Corpo d’armata (generale Alberto Cavaciocchi). Tra i Corpi d’Armata, in posizione più arretrata, era stato disposto il VII Corpo d’armata.